sabato 23 maggio 2009

La contestazione studentesca


Nel ‘68 ci si trova davantColore testoi ad un fenomeno planetario e globale, una specie di eruzione vulcanica che esplode da una miriade di camini in ogni angolo del pianeta, coinvolge tutti i settori della società e porta in superficie dall’anima profonda dell’umanità, un magma incandescente ricchissimo di elementi creativi, capace di produrre un balzo in avanti dell’evoluzione culturale della specie.


Durante quegli anni si mischiano due potenti fantasmi, o meglio fantasie ideologiche: l’ideale di una società senza repressione, a cominciare da quella sessuale, e la volontà di lottare per cambiare il mondo. Lo vede subito un osservatore come Pasolini:

“L’ideale della società libera e amichevole vinse fin dall’inizio contro quella della lotta, che sopravvisse solo presso le frange estreme della rivolta armata.”

Ricordare oggi il ‘68 vuol dire ritrovarsi di fronte alla duplicità della sua ispirazione: fine della repressione, e dunque di tutte le “discipline” rivoluzionarie e delle gerarchie che porta con sé; consapevole decisione per la lotta, che nelle attuali condizioni del mondo e dei rapporti di forza tra ordine costituito e bisogno di rinnovamento, richiede molta più fantasia che quella tradizionalmente orientata a imbracciare il fucile.


La rivoluzione è importante per il fatto stesso d’esserci stata. La sua esistenza rivela ai contemporanei e a tutte le generazioni che seguiranno, la possibilità da parte degli uomini di intervenire attivamente sulla storia e su un destino che apparivano sino ad allora “ineluttabili” e “naturali”.
I movimenti dei tardi anni Sessanta sono effettivamente uno straordinario veicolo di circolazione di idee, in quanto caratterizzati da un’eccezionale “fame” di interpretazioni e di punti di vista critici sulla realtà.

Se il movimento è, diversamente da tanti altri, anche un’esperienza ad alta densità culturale, questo non dipende solo dal fatto che è, almeno in partenza, un moto di studenti o di élite intellettuali. Il punto è piuttosto che gli obiettivi polemici sollevati sono molto diversi da quelli con i quali si erano misurati i movimenti sociali e politici del dopoguerra europeo.

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