mercoledì 27 maggio 2009

eskimo e sciarpe


Sono in molti a iscrivere in quella giornata concitata del 1967 l’inizio del '68, un movimento di protesta che parte dalle università, entra nelle scuole e approda in fabbrica, fino a contagiare l’intera società. I ragazzi appendono le giacche negli armadi per indossare eskimo color verde con tanto di lunghe sciarpe, sostituiscono la cravatta con fazzoletti rossi annodati al collo, quando non portano maglioni girocollo, mentre le ragazze rinunciano al trucco e preferiscono i jeans alle gonne, calzando stivali piuttosto che scarpe col tacco. Qualcuno tiene il «libretto rosso» di Mao infilato in tasca, i più si muniscono di borse a tracolla in pelle, che riempiono di giornali e libri di Sartre e Marcuse. Si parla della guerra in Vietnam e dei problemi della classe operaia, e si ascoltano i Beatles, Bob Dylan, Joan Baez e Phil Ochs. Nei dintorni della Statale campeggiano i primi graffiti, e a fine febbraio le facoltà di Lettere e Legge dell’università sono occupate. Gli studenti del liceo non vogliono essere da meno e sono i ragazzi del Berchet i primi (d'Italia) ad occupare la scuola il 26 gennaio 1968, per poi sgomberarla la sera:
«Alle 20.30, ritenendo esauriti i lavori dell’occupazione veniva sciolta l’assemblea e con ordine uscivamo (gli studenti,
ndr) dal Berchet ponendo termine all’occupazione», si leggerà sul giornale della scuola.

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