mercoledì 27 maggio 2009

I «PARINIANI»


Il 5 marzo è la volta dei «pariniani», che danno vita alla cosiddetta «occupazione bianca»: chi vuole può seguire le lezioni, gli altri si ritrovano in aula magna (messa a disposizione dal preside Daniele Mattalia, che per questo e per essersi rifiutato di chiamare la polizia per far sgomberare la scuola sarà temporaneamente sollevato dal suo incarico), dove si svolgono le assemblee. Queste le richieste dei ragazzi: «Vorrebbero che l’orario dedicato allo svolgimento dei programmi ministeriali venisse ridotto; che allo studio individuale venisse sostituito un metodo di studio di gruppo, fondato prevalentemente sulla ricerca, oltre che sul criterio della libera adesione; che lo studio a casa venisse sostituito da "controcorsi" da tenersi nel pomeriggio e imperniati in prevalenza su temi di attualità sociologici; e che, infine, il voto trimestrale venisse sostituito con un giudizio complessivo, che tenesse conto dell’interesse dimostrato da ciascuno all’attività dei gruppi di ricerca», scrive il Corriere della Sera. Lo stesso giorno una ventina di ragazzi della Statale si uniscono a un gruppo di operai che picchetta fuori da una vetreria di Corsico. Anche il Carducci, il Manzoni e l’Einstein vengono occupati e la mattina del 7 marzo circa duecento studenti del Berchet organizzano un corteo che da via Commenda, sede del liceo, sfila per le vie del centro scandendo slogan del tipo «Scuola sì, governo no», facendo tappa alle sedi di alcuni licei per convicere i loro colleghi a unirsi alla protesta.

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