Nella poesia è possibile rintracciare molta ironia e diversi livelli di lettura, ma in tanti non riescono, ancora oggi, a cogliere queste sfumature. Viene interpretata infatti come un’ invettiva, dal sapore passatista ed elitaria, con cui il poeta fa una precisa scelta di campo: schierarsi dalla parte dei poliziotti e contro gli studenti (“avete facce di figli di papà / vi odio come odio i vostri papà”). I ragazzi, che a migliaia, a Valle Giulia, si erano scontrati con la polizia che voleva impedire loro l’accesso alla Facoltà di Architettura occupata, non sono altro che “figli di papà”, soliti studenti ribelli provenienti dal ceto medio, nella linea del “sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale)”.
Ma Pasolini non si schiera affatto dalla parte dei celerini. Proprio le strumentalizzazioni della poesia, letta superficialmente, sedimentate e poi alimentate da una certa stampa, non permettono ancora ai nostri giorni, di analizzare con la dovuta attenzione l'Apologia, il testo che Pasolini fa seguire agli appunti in versi: occorrerebbe leggerla integralmente e con attenzione per comprendere i reali intenti del poeta, altrimenti risultano evidenziati soltanto gli stereotipi "studenti: figli di papà" "poliziotti: figli del popolo", e su questi si innestano equivoci senza fine e si tentano ancora oggi strumentalizzazioni anche volgari.
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4 anni fa
Nonostante le successive precisazioni dell'autore, di quella poesia, nella "testa vuota della massa consumatrice" ancora oggi è rimasta solo la traccia superficiale della prima lettura. Anche in tempi recenti si è cercato di strumentalizzare quelle parole, quasi fossero una semplicistica ed acritica presa di posizione a favore dei celerini e contro gli studenti, e quasi le si potesse usare come una clava virtuale per demolire la nuova stagione di rinnovate lotte sociali.
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