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Donne contro i padri:Il '68 Culla del femminismo....!!!!!
E' in famiglia che le donne consumano il loro '68. E' fra lemura domestiche, in contrasto con l'autoritarismo paterno e inrottura con i ruoli tradizionali di madri e nonne, con orari eduscite senza controllo, lasciando negli armadi i vestiti piu'vezzosi ed indossando solo jeans ed eskimo, che le ragazze dellacontestazione studentesca sperimentano la loro rivoluzione. Nonche non fossero presenti nelle universita' o nelle piazze, nonche non vivessero e sentissero pienamente quel clima di liberta'in cui la politica cercava nuovi sbocchi. Ma erano a fiancodegli uomini, non erano le protagoniste. Per le donne, pero', il '68 fu una tappa strategica: oltre adinstaurare nuovi rapporti in famiglia fu l'inizio di un percorsoche sfocera' qualche anno dopo nel femminismo. E' il fermento diquella protesta contro le regole sociali, la culla delfemminismo nostrano. E' cosi' che tre giornaliste e femministe(due delle quali hanno vissuto direttamente quegli anni)spiegano il '68 dal punto di vista delle donne. ''Nel '68, c'era una scarsa consapevolezza dell'identita'femminile - dice Franca Fossati, che allora frequentaval'Universita' statale di Milano, poi direttrice per dieci annidella storica rivista 'Noi donne', oggi caporedattore di La7 -erano donne molto mimetiche dei maschi. Avevano rotto con lafamiglia, con tabu' sessuali e molti stereotipi ma erano donnesubalterne agli uomini, sia in politica, sia nelle assemblee,come anche nel sesso. Erano si' tante quelle che partecipavanoma con scarsa consapevolezza. Anzi, a volte l'essere donna eravissuto come un disvalore. Non avevamo alcuna autonomia dipensiero, ne' hanno espresso punti di vista originali ma hannocreato il terreno fertile per il femminismo. L'elaborazione e'partita da li'. Solo dopo, a meta' degli anni '70, con ilneofemminismo l'essere donna acquista un valore e si mette indiscussione il rapporto con l'uomo. E' solo allora che si portail corpo delle donne in piazza e gli slogan come il simbolico'Io sono mia''. Eppure, a partire dal '68, le donne - era laprima generazione secolarizzata - cominciano ''a progettare unavita che non fosse solo la maternita', incrinano ilpatriarcato''. Nonostante cio', senza questa tappa, ilfemminismo non ci sarebbe stato, e con esso le tante battagliedei diritti sociali delle donne. ''C'era il mito del leader, ilmito maschile'' osserva ancora Fossati che smentisce alcuneleggende metropolitane, come il sesso trasgressivo: ''Di orgeall'universita' non ne ho mai viste. Come anche i reggisenibruciati in piazza, di cui tanto si favoleggia''. Marina Pivetta, giornalista Rai in pensione ed attualedirettrice del giornale femminista online 'Paese delle donne',nel '68 era a Trento, alla facolta' di Sociologia. ''Per mequegli anni - racconta - sono stati una grande scoperta, misentivo di partecipare alla politica in prima persona, di farequalcosa per me''. Per le donne e' stata ''la prima grandepresenza di massa in un movimento politico, anche se poi nonerano presenti nelle leadership. Ma si rimboccavano le maniche,stampavano volantini, attaccavano manifesti, facevanovolantinaggio. Venivano chiamate 'gli angeli del ciclostile'''.Il '68, soprattutto, ''e' stato importante per noi perche' e'caduto l'autoritarismo, vivevamo con un gran senso di liberta'.E questo non e' passato solo nelle piazze o nelle universita' manelle famiglie. In casa, c'era la ribellione. Di fronte aidivieti paterni, molte sono andate via. Era possibile trovare unlavoretto, era piu' facile di adesso mantenersi, vivere insieme.Il fenomeno delle comuni era significativo. Tutto questo e'durato un anno, un anno e mezzo''. Per le donne, ''non e' statofacile buttare all'aria i ruoli, per molte e' stato difficileripensarsi, il dolore e' stato vissuto in privato, molte sonoandate in analisi''. E' servita anche l'autocoscienza che e'arrivata dopo: ''non volevamo essere ne' mogli ne' figli,dovevamo capire cosa eravamo, cosa volevamo essere''. Col '68 edopo il femminismo ''e' cambiata la vita della donna. Orariescono a gestirsi una vita autonoma, magari faticosissima fralavoro, figli, marito, ma senza ruoli definiti''. In definitiva,il '68 e il movimento delle donne sono ''l'unica rivoluzione noncruenta e continua a lavorare, nella cultura, in modosotterraneo ancora oggi. Tanto per fare un esempio, lamanifestazione del 24 novembre scorso contro la violenza sulledonne; alle assemblee vedo tante ragazze, tanta partecipazione.Il movimento delle donne sta riemergendo''. Paola Tavella, femminista, giornalista e scrittrice, era unabambina nel '68 e viveva a Genova. Di quel periodo ha letto estudiato. ''Ho sempre pensato che le donne di quell'epoca hannorotto un ordine sociale che imponeva loro uno stile. Neicomportamenti come nel vestire: magari andavano a scuola congonnellina e camicetta, con i capelli cotonati, e poi, in unlampo, per andare a contestare, si infilavano jeans emaglietta''. Per la prima volta maschi e femmine non eranodivisi, hanno fatto politica insieme. ''Le donne pero' non sisono trovate a loro agio e hanno cominciato a fareautocoscienza, cercavano qualcosa che avesse un senso nella lorovita''. Ed oggi? ''Le donne vivono infinitamente meglio. Da li'dal 68, e' cominciato tutto''. (Notizie da Ansa)
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